Tolgo dalla prima lettera listata a nero che un amico mi scriveva dopo la morte di suo padre: «Per quanto verso mio padre io non nutrissi sentimenti di figlio affettuoso come mi avrebbe dettato, e come avrebbe voluto il mio cuore, e, lasciamelo dire, la mia bontà pure, la sua fine mi ha molto rattristato, ed ho sentito una grande voglia di piangere; ho resistito fino all’ultimo, mi sono fatto forza, non ho voluto cedere; ma sentivo quanto il mio cuore volesse il suo sfogo».
Leggendo questa lettera io pensavo: perchè ha rattenuto il pianto? Perchè non ha pianto? Perchè?
Passeggiavo sulla cima di un bel monte con un amico che ero andato a trovare lassù per qualche giorno.
— L’hai vista?
— Sì.
— È una bella donna, vero?
— Sì.
— Nel suo genere ben inteso…. una bella montanara….
— Sì.
— Ha un bel seno! Turgido! Eppoi, fresca….
Sì.
— Hai visto come mi ride?
— Sì.
— Oh! figurati…. ha il marito in America…. Non è mica vero però che quassù siamo fuori da tutte le tentazioni…. già…. vorrei saper dove…. Tutte queste donne debbono stare senza il marito per mesi e mesi, figurati un po’ che voglia ne hanno, talune per anni…. e sono giovani…. Che potrà avere?… Neanche trent’anni.
— Eh…. sì.
— Quasi quasi si finisce per essere più distratti in luoghi dove se ne vedono delle migliaia, non ti pare? Non si ha il tempo di posar l’occhio sopra una, che un’altra ti è davanti…. questa solitudine finisce per….
— Già. Basta una. Eppoi…. può bastare anche di meno.
— Ma io non ci penso. Sono venuto quassù apposta per non pensarci. Non è mica vero sai che sia una necessità per noi…. balle!
— Già.
— Non ne sei persuaso?
— No.
— Perchè?
— Perchè ci pensi.
— Sfido io, cosa vuoi, si vedono…. si guardano. Ti fanno capire che ci starebbero….
— E dunque?
— Dunque che?
— Dunque….
— Ah! No! Ho detto di non pensarci, sono venuto quassù apposta, figurati un poco, voglio rimanerci due mesi interi, non un’ora di meno, e ci starò.
Mentre il mio amico parlava io pensavo: ma perchè? Perchè? Perchè?
Uscivamo dalla casa di una gentile ospite presso la quale avevamo pranzato. Mezzanotte, la via era deserta. Vedo il mio amico appena fuori dal portone dare in smanie, sbuffare, torcersi, dimenarsi, correre verso il muro come se volesse buttarcisi dentro, e darsi con quella po’ po’ d’agitazione a sodisfare un piccolo bisognino, piccolo piccolo, il più semplice ed innocente di questo mondo.
— Beh! Sei impazzato?
— Oh! Uhf! Ehu! Ohi!
— Insomma!
— Sono da quattro ore in agonia! Ho sofferto le pene dell’inferno! Ma non mi hai visto che non potevo più star fermo sulla sedia? Non hai visto la mia faccia? E tu seguitavi a parlare della Divina Commedia, del paradiso…. ti avrei sgozzato! In certi momenti ti ho odiato! Non mi ero mai accorto quanto sei ridicolo e insulso quando parli…. che gnola!…. Fai proprio voglia di vomitare! Oh! Mi par d’esser rinato! Credevo proprio di scoppiare! Ma non m’hai visto quando ti facevo segno d’andarcene?
— No.
— Sono arrivato che erano le sette e mezza passate, sono salito di corsa…. non ho pensato…. Ho incominciato a soffrire dal principio del pranzo, figurati un poco…. Quattro ore, capisci, quattro ore!
— Perchè?
— Come perchè?
— Sì.
— E come dovevo fare?
— Di fronte ad un bisogno così urgente….
— Non m’è capitata mai l’occasione…. lei non si è assentata un minuto; eravamo lì, tre soli, tutta la sera come tre pioli….
— Appunto….
— Sì… la seconda volta che vai in una casa…. hai un bel dire…. Beh! oramai è andata così e non ne parliamo più.
Mentre il mio amico si torceva, si dimenava, sbuffava, si giustificava, io pensavo: ma perchè? Perchè? Perchè?
Io mi domando perchè oggi mi vengono insieme alla memoria questi tre diversi amici, e i loro tre liquidi diversi…. E mi domando ancora: perchè? Essi avevano nelle loro persone queste tre sostanze fluide, perchè si ostinavano a non lasciarle liberamente fluire? Perchè?