(Imitazione all’8ª)

(Un vecchio e una fanciulla ballano la gavotta all’aperto, conversando. A misura che la fanciulla dice, il vecchio segue).

EGLI   ELLA

Leggero e grazïoso

Ballate com’io ballo.

Leggero e grazïoso     Movo col suono e poso

Guardami come ballo.            Piede non metto in fallo

Dietro a te movo e poso.

Sol se tu falli io fallo. Sorrido e vo pensando

Nel core mio, ballando,

Sorrido e vo pensando           Un folle giovinetto

Nel core mio, ballando,          Che adesso avria dispetto

La Lena giovinetta     Mentr’io col mio vecchietto

Che a casa ora m’aspetta       Ho placido diletto.

Bisbetica vecchietta.  Lesto, messere, a voi!

Qual tratto avria vendetta,     Porgetemi il mazzetto.

Tempo già fu, di noi.

Eccovi i fiori in fretta.            Dolce così ballare

Come si balla noi,

Bello così ballare       Ridendo, pianamente;

Come si balla noi,      Il cor non s’infiammare,

Pian piano, dolcemente,         Non perdere la mente.

E non sudar, soffiare,

Pigliarsi un accidente.            Dolce ballar così

Sul fresco prato a sera

Dolce ballar così        Or che odorosa è qui

Sul fresco prato a sera            Tepida primavera.

Con te che ridi qui.

Vezzosa primavera.    O l’una o l’altra gota

Baciatemi, messere,

Tra l’una e l’altra gota,          Come gavotta vuole.

Un bacio, a mio vedere,

Meglio posar si suole. M’è vostra usanza ignota;

Amabil cavaliere

Ah, tale usanza ignota            Baciar così non suole.

A le tue labbra fiere

Non insegnar mi duole.          Ballate com’io ballo

Che piè non metto in fallo.

Io come posso ballo   Lasciate il sospirare,

E sospirando fallo.     Follia ch’è stata è stata;

Mi muove a sospirare Potrò dimenticare

La bocca tua rosata,   Che fui così baciata.

Vorrei dimenticare

Ch’è a sera la giornata.          Posiam, forse v’offende

Omai l’umida notte,

Il tuo parlar m’offende           La tosse vi riprende,

E non l’umida notte,  Vi mordono le gotte.

Amara mi riprende     Messere, ite a la Lena.

Tristezza e non le gotte.

Miglior di te era Lena.           Ed io sui prati errando

A la nascente luna,

I prati attraversando   Cantando andrò, lodando

A la nascente luna      Mia vita e mia fortuna

Meco verrò ammirando          Sì placida e serena;

Sì come ancor fortuna            Con riso andrò pensando

A naufragar ci mena   Quale follia vi mena

In savia etate, quando Tutti ad un laccio stretti,

Ne tenta una sirena.    Vecchietti e giovinetti.

Addio, torno a la Lena,          Messere, ite a la Lena,

Vado a trar lei di pena,           Ite a trar lei di pena,

Bella, addio, buona notte, buona notte.         Ite ite, buona notte, buona notte.

Buona notte.   Buona notte.