Il collo, dalla testa alle spalle, una massa di pelo ispido; orecchie appuntite, muso allungato, labbra ringhiose, zanne gocciolanti; guaisce più che abbaiare; simile a un lupo all’aspetto e non bello a vedersi quando è arrabbiato: è questo lo husky, o cane lupo del Nord. Molto si è detto sul Klondike, ma poco si è parlato di questi animali stupendi, che inizialmente resero possibile quel gelido El Dorado. E non perché essi non sono che umili servitori del padrone, l’uomo. Sono tutt’altro che umili, come testimonia la loro feroce ascendenza.
Possono essere percossi fino alla sottomissione, ma ciò non impedirà loro di ringhiare il loro odio. Possono essere tenuti a digiuno fino all’apparente docilità, e poi morire, all’improvviso, coi denti serrati alla gola di un fratello, sbranati dai loro compagni. Non hanno attratto l’attenzione, perché l’interesse dell’uomo ha sempre gravitato verso le caratteristiche naturali, minerali e sociali di quella terra dell’estremo Nord.
Ma lo husky è tutt’altro che privo di interesse. Dal punto di vista della resistenza, può considerarsi il tipo più evoluto della selezione naturale.
Se mai una specie è nata e cresciuta nelle difficoltà, è questa. Hanno resistito solo i più forti, in una lotta per la vita che si protrae da migliaia di generazioni. E sono in ottima forma. Addomesticati dai nativi di quella impervia regione, possono vantare non solo come remoti antenati, ma spesso come predecessori immediati, i feroci lupi.
E’ un aforisma delle terre del Nord che nessun uomo può essere in grado di guidare una muta di husky se non è in grado di padroneggiare gli aggettivi e gli appellativi insultanti di almeno due vernacoli, oltre a quello succhiato col latte materno. In effetti, un guidatore di cani è parente stretto del guidatore di muli dell’esercito. Un mulo è testardo, e molti dimostrano barlumi di astuzia; ma lo husky è caparbio, falso, astuto, e soprattutto, capace di ragionamento deduttivo: infallibile nel collegare causa e effetto. E’ anche un attore di abilità non comune, capace di nascondere i disegni più efferati sotto l’apparenza innocente di un agnellino. In passato, prima della scoperta del Klondike, gli uomini che trasportavano i viveri da Circle City a Birch Creek usavano far pagare venti centesimi al chilo in più, rispetto a tutte le altre mercanzie, per la pancetta affumicata. E anche allora, tale era la responsabilità, che ritenevano la transazione poco remunerativa.
Nessun uomo bianco è mai riuscito a inventare un modo di legare uno husky. Corde e cinghie resistono ai loro denti aguzzi al massimo per qualche minuto.
L’indiano, viceversa, ha elaborato nei secoli l’unico modo possibile, usando un bastone. Un’estremità del bastone viene legata così stretta al collo del cane da non permettergli di arrivarci con i denti. L’altra estremità è legata con un’altra cinghia a un palo infilzato a fondo nel terreno. Incapace di liberarsi dalla sua estremità, il palo impedisce al cane di arrivare all’altra. Capita spesso di vedere questi animali rompere il ghiaccio di una buca d’acqua balzando in aria e ricadendovi con tutto il loro peso sulle zampe anteriori. Come ladri di viveri non hanno pari, e i mendaci abitanti di Klondike non esiteranno a raccontarvi di uno husky che rubò del latte condensato e andò a barattarlo in un altro accampamento, dove il latte scarseggiava, per un pezzo di pancetta affumicata. Certo è che sanno aprire i barattoli di latte condensato, ed estrarne il contenuto.
Nel periodo estivo, quando neve e ghiaccio sono spariti e l’uomo viaggia con canoe e barche a pertica, gli husky devono badare a se stessi. Non lavorano: perché dovrebbero essere nutriti? Diventano per conseguenza degli eccezionali pulitori, e compiono prodigi di efficienza igienica. Nulla sfugge loro.
Non un osso che non sia stato schiacciato per estrarne il midollo; non un barattolo d’alluminio che non abbia l’interno lucido e smagliante. Sono anche eccellenti pescatori, e nel periodo del passaggio dei salmoni nessuno di loro è affamato. La pratica di abbandonare i cani a se stessi dà origine a un’etica peculiare del Nord. Un uomo che ruba cibo a un altro è ucciso senza pietà. Ma nel caso dei cani è diverso. Se un uomo coglie un cane sul fatto, mentre sta finendo il suo ultimo pezzo di pancetta, può non sparargli.
Se lo fa, il padrone può pretendere da lui un risarcimento in quanto cane da tiro, e la sua entità viene stabilita di solito da un’assemblea di minatori.
E non è una cifra da poco, perché i prezzi dei cani da slitta oscillano da cento a cinquecento dollari, per toccare in certi periodi anche i mille.
Sono viaggiatori eccellenti. Ritornando indietro senza carico, i trasportatori di Circle City possono percorrere senza sostare oltre cento chilometri.
Per quanto feroci siano, spesso tra essi e i loro padroni nasce un forte attaccamento, e un uomo che possiede un buon cane o una buona muta non tarda a vantarsene. Negli annali del paese si registra la storia di un padrone il quale scommise mille dollari che il suo husky preferito avrebbe trainato mezza tonnellata su una pista pianeggiante. I cursori d’acciaio di una slitta ferma gelano rapidamente in superficie; la scommessa stabiliva che essi non venissero liberati dal ghiaccio, ma dava al cane tre possibilità. Tutto l’accampamento fu coinvolto nella scommessa, e il giorno stabilito era presente al completo. Il cane fu attaccato alla slitta carica, e tutto fu approntato.
Gee!» ordinò il padrone a distanza. Il cane piegò docilmente sulla destra, gettando astutamente tutto il suo peso sui solchi della pista. «Haw!» La manovra fu ripetuta sulla sinistra e la slitta barcollò. E poi, «Mush-on!» (il vernacolo per «via!»). Il cane gemette leggermente, puntando le zampe nella pista ghiacciata, mettendo in gioco tutti i muscoli, scavando come un matto. E sotto questo sforzo tremendo, la slitta prese lentamente a muoversi, e fu trainata per parecchie lunghezze. Ci provi un uomo a fare un’impresa del genere! Si trattava ovviamente di un cane eccezionale, ma la capacità di una razza si misura spesso dagli esemplari più straordinari.
E’ nella lotta che gli husky mostrano le qualità che li accomunano ai lupi.
Finché i due combattenti restano in piedi, non avvengono interferenze. Il branco che assiste si affolla intorno con interesse, pronto, tuttavia, per il primo errore. E nell’attimo in cui uno dei due cani è a terra, gli si scatena addosso, e in una frazione di secondo il perdente viene sbranato. E’ questa la causa della perdita di più cani di qualsiasi altra, o di tutte le altre messe insieme.
Una peculiare caratteristica è il loro ululato. Non somiglia a nessun altro suono, di mare o di terra. Quando il gelo si fa mordente e l’aurora boreale solca il cielo coi suoi gelidi fuochi, danno voce nella notte alla loro sofferenza. Malinconico, singhiozzante, sale come un lamento di anime perse e torturate, e quando migliaia di husky ululano in coro, è come se il tetto fosse precipitato, e l’inferno si mostrasse nudo alle stelle. Nessuno può udire questo gemito per la prima volta senza che un brivido lo percorra fin nel profondo. Un uomo di cultura di cui non facciamo il nome, ma le cui poesie, incidentalmente, sono state lodate da Rossetti, attraversò il Klondike durante la corsa all’oro del 1897, insieme a un amico e alle loro mogli. Viaggiando in battello sullo Yukon, vennero a conoscenza delle più atroci storie della carestia che aveva colpito Dawson. Oltre che mentitore, l’abitante del Klondike è un pittoresco narratore, cosicché i due stranieri prestarono fede agli orripilanti racconti, e si prepararono a difendere con tutte le forze le loro provviste. Sfortunatamente giunsero nei pressi di Dawson durante la notte. Sapevano di essere molto vicini, e stavano ben attenti.
All’improvviso, in un’ansa dello Yukon, udirono un flebile lamento. Tendendo l’orecchio, il lamento crebbe d’intensità: sembravano gemiti di donne, bambini e uomini agonizzanti. Discussero per un attimo. Se questa era la carestia, e non c’erano dubbi che lo fosse, sarebbero stati fatti a pezzi nell’assalto alle loro vettovaglie. Presi dal panico, afferrarono i remi e si precipitarono verso la riva, sbarcando a Klondike City, e neanche i pochi uomini che incontrarono riuscirono a convincerli che si trattava soltanto del canto notturno degli husky. E le mogli non acconsentirono a proseguire il viaggio finché il signore le cui poesie erano state lodate da Rossetti non si recò a piedi a investigare personalmente.